Vulvodinia

calendar_month01/01/2023
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Più comune di quanto si pensi, la vulvodinia colpisce circa il 15% delle donne. Caratterizzata principalmente da bruciore e/o dolore persistente all’ingresso della vagina e nella zona che la circonda, la vulva, in assenza di altre patologie o lesioni. Può colpire donne di tutte le età, dall’adolescenza alla menopausa e, talvolta, può divenire un disturbo permanente con cui occorre faticosamente imparare a convivere. Consultare un ginecologo può aiutare a escludere altre cause responsabili del dolore e a ricevere consigli su come alleviarlo.

Di cosa si tratta?

La vulvodinia è una condizione complessa difficile da diagnosticare. Viene accertata da parte del ginecologo solo dopo aver escluso altre possibili cause del dolore quali, ad esempio, un’infiammazione o un’infezione vulvo vaginale che, al contrario della vulvodinia, causano segni e lesioni visibili. Nella menopausa il dolore può essere dovuto alla secchezza delle mucose vulvo-vaginali provocata dalla riduzione del livello di estrogeni. Più raramente, il dolore può essere dovuto a infezioni ripetute herpes genitale, alla malattia di Behçet (una condizione dei vasi sanguigni che può causare ulcere genitali), alla sindrome di Sjögren (una malattia del sistema immunitario che può causare secchezza vaginale), alla fibromialgia (una malattia del sistema immunitario che causa dolori muscolari, nervosi e tendinei). Prima di curare la vulvodinia, pertanto, è sempre opportuno accertare la natura del dolore perché è possibile che sia causata da una combinazione di più fattori.

Quali sono le cause?

L’origine della vulvodinia non è stata ancora chiarita, si ritiene possa avere diverse cause, talvolta associate tra loro. L’inizio dei disturbi segue spesso ripetute infezioni da parte di un fungo, la candida albicans, o traumi fisici come un’episiotomia (incisione chirurgica della vulva) in occasione del parto o una biopsia vulvo-vaginale. Talvolta le donne riferiscono l’insorgenza del dolore a seguito di rapporti sessuali non desiderati e dolorosi o dopo un trauma psicologico.Possono essere coinvolti nell’insorgenza del disturbo anche aspetti legati alla cura di sé, come l’uso di biancheria intima sintetica o di indumenti troppo stretti, l’impiego di detergenti intimi o di prodotti a uso locale contenenti sostanze chimiche e le attività sportive che possono creare microtraumi, come lo spinning o l’equitazione. La durata del dolore nel tempo (cronicizzazione) e/o il bruciore sembra riconducibile ai seguenti fenomeni:

  • Stimolazione eccessiva di alcune cellule del sistema immunitario, chiamate mastociti, responsabili di una risposta immunitaria atipica che causa irritazione locale;
  • Stimolazione indiretta dello sviluppo di terminazioni nervose che controllano la percezione del dolore.

Il dolore vulvare, a sua volta, può facilitare una contrazione muscolare sia a livello del pavimento pelvico sia a livello della muscolatura vaginale creando un circolo vizioso che alimenta i disturbi. Tutti questi fenomeni, che interessano congiuntamente il sistema immunitario, muscolare, vascolare e nervoso, sembrano essere responsabili dell’aumento e del prolungamento della percezione dolorosa, anche a seguito di stimoli modesti.

Quali sono i sintomi?

Il sintomo principale della vulvodinia è un dolore persistente, di solito limitato alla zona vulvare, senza alcuna lesione visibile. In alcuni casi il dolore, anche sotto forma di fitte o scosse, può estendersi anche ai glutei, all’ano e all’interno delle cosce. Può essere continuo, pungente o provocare una sensazione di bruciore, talvolta molto intenso. Può essere spontaneo o provocato da un contatto, come avviene durante un rapporto sessuale o con l’inserimento di un tampone o di un ovulo vaginale. Talvolta anche sedersi o accavallare le gambe può scatenare o peggiorare la percezione del dolore. La vulvodinia è spesso associata ad un altro disturbo chiamato vaginismo che è responsabile di dolore e difficoltà alla penetrazione della vagina a causa della involontaria contrazione dei muscoli che la circondano. Altre condizioni che possono associarsi alla vulvodinia sono la cistite interstiziale (una condizione dolorosa della vescica), i dolori mestruali e la sindrome del colon irritabile.

Qual è il trattamento?

E’ improbabile che la vulvodinia guarisca spontaneamente pertantoè importante adottare alcuni accorgimenti. I trattamenti combinati possono alleviare i disturbi della vulvodinia e ridurre il suo impatto sulla vita delle donne che ne soffrono. Le terapie farmacologiche più utilizzate sono gli antidepressivi ciclici e anticonvulsivanti. A piccole dosi, possono interrompere i circuiti del dolore cronico e la maggiore sensibilità delle terminazioni nervose. Qualora il medico ritenesse opportuno prescrivere tali farmaci informerà la donna dei possibili effetti collaterali e concorderà con lei le modalità di assunzione.

Si possono inoltre applicare anestetici locali, come la lidocaina sotto forma di gel o crema, direttamente sulla vulva per alleviare temporaneamente il dolore, soprattutto prima dei rapporti sessuali. È importante ricordare che la lidocaina può danneggiare il lattice dei profilattici per cui nel caso si ricorra a creme o gel a base di lidocaina occorre sempre utilizzare preservativi privi di lattice. I lubrificanti vaginali e l’idrogel sono prodotti da banco che possono essere consigliati dal medico per lenire l’area e aiutare a idratare la vulva in caso di secchezza. Anche la fisioterapia può essere di aiuto specialmente in caso di dolore dovuto alla contrazione della muscolatura pelvica. Le donne possono imparare a praticare in autonomia esercizi di auto massaggio, sia interno che esterno esercitando pressione sui punti dolorosi, o ricorrere all’uso di dilatatori vaginali di diametro e lunghezza progressivi per desensibilizzare e rilassare i muscoli della vagina alleviando i disturbi della vulvodinia e del vaginismo. Infine il fisioterapista può proporre l’utilizzo della TENS (stimolazione nervosa elettrica transcutanea), che prevede l’erogazione di impulsi elettrici a bassa frequenza con l’obiettivo di inibire le terminazioni nervose coinvolte nella percezione del dolore. Le terapie fisiche, se eseguite con regolarità, possono dare sollievo nella quasi totalità dei casi.

I nostri consigli

Alcuni aspetti legati alla cura di sé, spesso ritenuti marginali, possono aiutare a ridurre al minimo gli stimoli irritativi e prevenire, o controllare, il dolore vulvare cronico.

Includono:

  • Indossare biancheria intima di cotone bianco ed evitare indumenti troppo aderenti;
  • Non indossare biancheria intima di notte;
  • Evitare prodotti profumati per l’igiene intima, scegliere detergenti delicati ed emollienti;
  • Utilizzare solo assorbenti igienici esterni, preferibilmente di cotone;
  • Usare i lubrificanti suggeriti dal medico per agevolare i rapporti sessuali evitare le attività fisiche che causano sfregamento della vulva, ad esempio equitazione, cyclette o spinning;
  • Applicare della vaselina come protezione dal cloro, prima di nuotare in piscina;
  • Essere consapevoli che anche lo stress può causare o peggiorare la vulvodinia;
  • Utilizzare un cuscino a forma di ciambella, nel caso la vulvodinia si associ a dolore quando si è seduti.

In caso di ulteriori dubbi non esitare a chiedere consiglio al tuo farmacista o al tuo ginecologo di riferimento. 

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